Neon Genesis Evangelion Vs Mazinga
L'incontro tra due capostipiti dell'animazione giapponese. E lo scopo finale è sempre lo stesso: salvare il mondo

Darik


Capitolo 4

IL GIORNO DOPO
I danni alle strutture di Neo-Tokyo 3 causati dal combattimento tra Evangelion, Mazinga Z e i mostri inviati da Cerberus, erano molto ingenti, almeno quattro quartieri erano andati interamente distrutti, e altri due erano danneggiati.
I danni poi erano resi ancora più gravi dal fatto che l'arrivo di quei mostri meccanici era stato così improvviso che la Nerv non aveva fatto in tempo a far passare la città all'assetto da battaglia, e molti civili erano rimasti uccisi.
Sia per motivi di sicurezza che per mancanza di alloggiamenti all'interno dell'area cittadina, si decise che il resto degli abitanti di Neo-Tokyo 3 sarebbe stato trasferito nelle città situate nei dintorni mediante l'ordine D-17.
Il governo e l'esercito giapponese, quest'ultimo rappresentato da un certo Kitano, avevano collegato l'attacco portato a Neo-Tokyo 3 con quello avvenuto poco tempo prima a Tokyo, e insistevano perché fossero loro ad occuparsi della vicenda.
Ma Gendo fu irremovibile: "Quei mostri meccanici hanno attaccato la città mimetizzante il sistema d'intercettamento della Nerv causandogli gravissimi danni. E hanno anche rischiato di distruggere i nostri Evangelion. Oramai questa questione è di nostra competenza, della Nerv!"
E grazie ai suoi appoggi nella Nazioni Unite e nello stesso governo giapponese, il comandante Ikari aveva avuto facilmente la partita vinta.
Ora, mentre squadre di operai e di bulldozer cominciavano rapidamente a sgombrare le strade dalle macerie, Gendo e Fuyutsuki osservavano i lavori dallo schermo principale sul ponte di comando.
"La situazione è veramente disastrosa. Il potenziale difensivo di Neo-Tokyo 3 è sceso del 45%. Se un angelo, o altri mostri meccanici dovessero attaccarci, ce la vedremmo veramente brutta" si lamentò Fuyutsuki.
"Infatti. Ma in ogni caso non saremmo comunque mai del tutto indifesi. Gli Evangelion non sono affatto usciti male dalla battaglia contro quei mostri. Certo però che dovremo apportare loro delle modifiche, per impedire che in eventuali futuri scontri soccombino" rispose inflessibile Gendo.
"Immagino che ti stia riferendo al problema dell'alimentazione esterna".
"Si, quello è senza dubbio il principale punto debole di un Eva. Per questo ho accolto la richiesta della dottoressa Akagi di risolverlo mediante l'inserimento negli Evangelion di un nuovo tipo di batteria autonoma e ricaricabile. E provvederemo anche all'installazione di nuove armi e al rafforzamento di quelle già esistenti".
"Provvedimenti senza dubbio adeguati. Ma ricordati del motivo per cui inizialmente all'interno degli Eva abbiamo usato batterie della durata di appena 5 minuti".
"Non potrei mai dimenticarlo. Idioti dell'esercito o leccapiedi del governo, come quel Tokida, per tutto questo tempo non hanno fatto altro che deriderci perché, nonostante vantassimo una tecnologia sofisticatissima, abbiamo usato per gli Eva un cavo di alimentazione esterno e un sistema energetico interno dalla durata cosi ridotta. Però in fondo non possono certo immaginare che sono limitazioni dovute non ad una inferiorità tecnologica, ma al semplice fatto che noi abbiamo il costante bisogno di tenere sotto controllo gli Eva. E per questo stesso motivo, la corazza di un Eva funge anche da meccanismo costrittivo, e perché un Evangelion possa muoversi dev'esserci sempre l'Entry Plug inserito col pilota dentro".
"Misure necessarie per tenere sotto controllo delle divinità. Peccato che, anche se solo in condizioni particolari, queste divinità hanno dimostrato di potersene infischiare altamente di tali restrizioni" replicò con leggero sarcasmo Fuyutsuki.
"Giusto, ma la nuova batteria che inseriremo ha una durata di tre ore soltanto, e può essere ricaricata solo dall'esterno. Perciò gli Eva saranno in grado di combattere a lungo senza doversi più preoccupare del cavo, ma non all'infinito. E nel caso dovessero impazzire, la loro follia non durerebbe a lungo".
"Ma pensa ai danni che potrebbero causare nell'attesa che la nuova autonomia si esaurisca".
"E tu pensa invece cosa succederebbe all'umanità e ai nostri progetti se quei mostri meccanici dovessero ritornare e riuscire a distruggere i nostri umanoidi. A volte il rischio vale la candela".
"Una buona risposta. E per quanto riguarda invece l'obiettivo di quei mostri?"
"La misteriosa persona che quel mostro a forma di cobra aveva afferrato con la lingua e poi posato su un palazzo, è scomparsa. Ho mandato una squadra a perlustrare il tetto di quel palazzo, ma non hanno trovato niente, solo delle chiazze di vomito. Evidentemente, anche se quella persona è riuscita ad andarsene, non sta affatto bene. E qualcosa mi dice che si tratta della stessa persona al centro del misterioso esperimento di Ogisa".
"Davvero?"
"Si. All'interno della capsula criogenica che il primo mostro meccanico aveva cercato di rubare a Tokyo, hanno trovato una tuta elastica e un casco con inserito un programma digitale di educazione globale. Chi stava in quella capsula poteva essere un maschio o una donna, ma i nostri servizi segreti hanno interrogato le persone che si trovavano all'interno della stazione al momento dell'attacco, e in particolare è stata molto interessante la testimonianza di una donna con la sua bambina. Hanno raccontato che una ragazza molto bella e con i capelli castani lunghi, le avrebbe aiutate, prima sollevando le macerie che le avevano travolte senza neanche toccarle, e poi avrebbe messo le sue mani sui loro corpi guarendoli all'istante".
"Be, mi sembra chiaro che questa misteriosa ragazza è anche la persona che stava dentro quella capsula criogenica, visto anche il tentativo dei mostri meccanici per catturarla. Ma perché sarebbe venuta proprio qui?"
Gendo non disse nulla e cominciò a fissare Fuyutsuki inarcando un sopracciglio.
Fuyutsuki rimase quasi senza fiato: "Vuoi dire…. Cioè, tu credi che….. Ogisa l'abbia mandata da me?!"
"E perché non dovrebbe essere cosi? L'hai detto tu stesso che eravate ottimi amici, e la vostra amicizia è stata interrotta dal Second Impact, non da litigi o incomprensioni. Quindi è possibilissimo che Ogisa, nel caso gli succedesse qualcosa, abbia deciso di affidare a te il frutto del suo esperimento".
"Si, potrebbe essere. E poi, quei mostri hanno attaccato la stessa stazione della metropolitana che utilizzo per venire nel Geo-Front".
"Spero non te la prenderai se aumento la sorveglianza intorno al tuo appartamento, vero? E spero anche che questa ragazza la porterai qui, se mai verrà da te. Perché sono sicuro che è ancora in città. Ma farla cercare dai nostri uomini non servirebbe a molto, sappiamo solo che ha i capelli castani lunghi ed è bella. E solo a Neo-Tokyo 3 ci sono parecchie ragazze cosi, senza contare eventuali turiste".
Fuyutsuki non disse nulla, immerso nei suoi pensieri.
"Immagino di poter interpretare il tuo silenzio come un 'si'. E infine, c'è il problema di Mazinga Z. Non lo voglio tra i piedi, è solo un residuato bellico".
"Però sembra che combatta contro gli stessi mostri meccanici che ora combatteremo anche noi" obbiettò il vice-comandante.
"Non importa. Non è mia abitudine fare affidamento su degli sconosciuti. Già ieri abbiamo avuto una buona occasione per catturarlo, ma l'incompetenza di uno dei piloti ha fatto sfumare quell'opportunità. Una cosa che mi ha seccato molto".

Era sera, e nell'appartamento di Misato Katsuragi la maggior parte delle luci erano spente, tranne quella del soggiorno.
Misato stava in cucina e sorseggiava una birra, mentre osservava delle foto, posate sul tavolo, che ritraevano i mostri meccanici recentemente apparsi in città.
Nel soggiorno, illuminato solo da uno schermo televisivo, c'erano Asuka, che stava leggendo un fumetto seduta su una poltrona, e Rei, che guardava la televisione, o meglio, fissava e basta lo schermo seduta su una sedia.
La ragazza dai capelli azzurrini era un ospite inattesa, invitata da Misato nella speranza che, insieme ad Asuka, potesse consolare Shinji, che si era chiuso in camera sua.
Shinji infatti, non appena tornati dalla base, era andato a chiudersi li dentro, senza dire una parola, ma il maggiore sapeva benissimo quale fosse il motivo del suo atteggiamento.
Subito dopo la battaglia, Shinji era stato convocato dal comandante Ikari nel suo ufficio, e il ragazzo sperava che volesse nuovamente congratularsi con lui per il buon combattimento che aveva sostenuto.
Questa era anche la speranza di Misato quando accompagnò Shinji fino all'ingresso dell'ufficio di Gendo, ma lei non poté entrare perché una guardia le mise un braccio davanti facendole intendere che il comandante voleva vedere solo Shinji, quindi fu costretta a restare indietro mentre il giovane pilota con ancora indosso la Plug Suit accedeva all'ufficio del comandante supremo.
Certo la donna era conscia del fatto che Shinji non poteva continuare in quel modo, andare incontro a grandi sofferenze, rischiare spesso la vita, solo per ricevere delle lodi da quel bastardo che aveva per padre.
Ma intanto Shinji non aveva altro modo per raggiungere la felicità, almeno per il momento, quindi bisognava accontentarsi.
Però sarebbe arrivato il momento in cui Shinji avrebbe affrontato suo padre faccia a faccia, da uomo a uomo.
Il colloquio era stato breve, si e no cinque minuti, ma quando Shinji era uscito dall'ufficio di Gendo, aveva lo sguardo basso e camminava con la schiena ancora più curvata del solito.
Misato avrebbe voluto andargli incontro, ma ancora quella guardia le impediva di avanzare, nonostante si trattasse di percorrere un corridoio di appena sei metri.
La donna osservava sgomenta il ragazzo che dava quasi l'impressione di trascinarsi mentre camminava, e quando finalmente era arrivato da lei, gli aveva preso le spalle e sollevato lo sguardo: negli occhi di Shinji c'era tristezza, dolore, la speranza frantumata che le cose sarebbero andate diversamente.
"Shinji, cosa ti ha detto?!"
"Niente!" rispose Shinji passandosi una mano sul naso "Assolutamente niente. Ora, mi porti a casa, per favore".
Il ragazzo era passato oltre, Misato furente aveva lanciato uno sguardo pieno di odio verso la porta dell'ufficio di Gendo, e l'unica cosa che l'aveva trattenuta dal fiondarsi li dentro per far saltare la testa a quel bastardo con un colpo di pistola, era stato il pensiero che se scatenava una sparatoria li, Shinji rischiava di restare coinvolto.
Misato aveva raggiunto Shinji negli spogliatoi, era stato molto rapido a cambiarsi d'abito, quasi volesse restare in quel luogo il minor tempo possibile.
Il maggiore era entrato mentre Shinji chiudeva il suo armadietto e gli era andato, vicino mettendosi dietro di lui: "Shinji, cosa ti ha detto? Avanti, dimmelo".
"Non mi ha detto niente" aveva risposto Shinji facendo per andarsene.
Misato, infastidita dall'atteggiamento di Shinji, aveva sbattuto con forza il pugno contro un armadietto: "Maledizione Shinji! Io voglio aiutarti! Ma non posso farlo se continui ad escludermi!"
Shinji era rimasto in silenzio, i secondi passavano, e Misato allora gli aveva dato le spalle, rendendosi conto dello sbaglio che aveva fatto: "Scusami… io… io adesso sono stata davvero una stupida! Arrabbiata per il fatto che tuo padre ti ha chiaramente ferito un'altra volta, su chi vado a sfogarmi? Proprio su di te. Perdonami" e si era avviata verso l'uscita dello spogliatoio.
"Mi ha rimproverato" aveva detto ad un tratto Shinji.
Misato si era fermata e girata: "Che cosa?"
"Ha detto che per colpa mia non siamo riusciti a catturare Mazinga Z, perché avevo lasciato la radio attivata e il pilota di quel robot aveva cosi sentito l'ordine di catturarlo".
Misato lo aveva fissato in silenzio.
"Ha detto che sono un incompetente… un distratto… un idiota…. e anche.."
Le mani di Shinji avevano cominciato a tremare dopo essersi chiuse a pugno.
Misato aveva provato il desiderio di andare da lui per provare a consolarlo, ma era sobbalzata per lo spavento quando Shinji all'improvviso aveva cominciato a menare pugni contro l'armadietto, con una frequenza e una forza inusuali per un quattordicenne.
"Bastardo! Bastardo! Io…. Io rischio la vita per lui, per farmi vedere da lui, per farmi apprezzare da lui, e cosa fa?! Per una semplice distrazione mi rimprovera, mi tratta come se fossi niente, tutto quello che ho fatto finora buttato al vento!?"
Misato era corsa dal ragazzo, bloccandogli le braccia e allontanandolo dall'armadietto che si era sporcato in alcuni punti di sangue.
Ed erano le mani di Shinji a sanguinare.
"Basta Shinji! Basta! Basta! Ferirti non migliorerà le cose!"
"Non… non significo niente per lui… ne come figlio… ne come pilota. Su quest'ultima cosa…. C-ci speravo… farmi apprezzare da lui almeno come pilota di Eva, guadagnare almeno in questo modo le sue attenzioni" mentre parlava la rabbia lasciava spazio alle lacrime, cadde in ginocchio facendo cadere per terra anche Misato.
"Mi disse che ero stato bravo, per la prima volta si complimentò con me, mi sentì cosi fiero…. Per lui ero diventato importante… o cosi credevo… e invece.. non riuscirò mai a significare qualcosa per lui… sono niente ai suoi occhi… niente… niente… io sono niente."
Misato lo aveva stretto forte: "Shhh… shhh… non dire queste cose, non dirle più Shinji. Tu significhi tanto per molte persone, e non solo come pilota di Eva".
Il maggiore accarezzando i capelli di Shinji, aveva comonciato a capire come si sentisse, per quanto le fosse possibile.
La reazione di Shinji a molti poteva sembrare esagerata, essere rimproverati duramente per una distrazione può far storcere il naso, ma non scatenare un simile attacco isterico.
Ma quello che era successo a Shinji, non era che la naturale conseguenza di una vita cosi giovane eppure già riempita di amarezza, solitudine, tristezza, perdite affettive, una vita che sosteneva se stessa con le lodi delle altre persone, e soprattutto con quelle di suo padre.
Quell'unica frase che Gendo gli aveva detto dopo la battaglia contro il 10° Angelo, quel '"Sei stato bravo, Shinji!", quell'unica frase era diventata il fondamento dell'esistenza del ragazzo, gli aveva fatto intravedere la possibilità di essere amato dalla persona che più di tutte voleva l'amasse: suo padre.
E invece il sentirsi rimproverato per un motivo per nulla grave, aveva fatto traboccare il vaso, dopo che ci si era illusi di poterlo ancora salvare.
Quel rimprovero aveva ottenuto un effetto amplificato all'ennesima potenza dalla sofferenza latente in Shinji.
Non solo Gendo non avrebbe mai trattato Shinji come un figlio, ma non lo avrebbe mai tenuto in grande considerazione neanche come pilota, visto che lo aveva aspramente rimproverato per una distrazione che non aveva avuto alcuna conseguenza veramente negativa.
Durante il viaggio di ritorno verso il loro appartamento, Shinji, con alcuni cerotti sulle mani, era stato per tutto il tempo seduto sul sedile posteriore senza dire una parola.
A volte guardava il pavimento della macchina, altre volte fuori dal finestrino.
Asuka stava seduta davanti, ed era straordinariamente calma, a volte se ne usciva con qualche commento entusiasta sul modo con cui aveva combattuto contro i mostri meccanici, ma niente battutacce, soprattutto contro Shinji.
Ormai si stava facendo sera, e Misato pensava che avrebbe risollevato il morale del ragazzo la vicinanza delle persone a cui teneva di più: lei, Asuka… e Rei.
Per questo aveva deciso di fare un salto a casa di Rei per andarla a prendere, e ovviamente Asuka aveva avuto da ridire: "Che cosa!? Vuoi dire che stasera dovrei sorbirmi anche l'Allieva modello?! Non se ne parla!!".
"Guarda che anche Rei oggi è stata impegnata duramente nella battaglia contro quei mostri. Stare in compagnia potrebbe farla rilassare".
"E lei che ha bisogno di rilassarsi?!" domandò allibita Asuka, e questo non solo fece sospettare a Misato che Asuka non stuzzicava Shinji perché aveva capito che stava col morale a terra, ma anche che la rossa probabilmente non voleva Rei tra i piedi perché desiderava essere lei a tirare un po' su Shinji.
Comunque Misato ormai aveva deciso, e aveva mandato Asuka a chiamare Rei, tra le proteste della ragazza zittite con un categorico: "Vai!" del maggiore.
Sbuffando Asuka si era avviata verso l'appartamento e dopo pochi minuti ne era scesa seguita da Rei, che le andava dietro con calma.
Rei si era affacciata dal finestrino della macchina: "Buonasera, maggiore Katsuragi".
"Buonasera Rei, ti va di passare la serata a casa mia con Shinji e Asuka?"
"Non ho altro da fare questa sera" aveva risposto impassibile la ragazza.
Allora Misato aveva aperto lo sportello e alzato in avanti il sedile per farla sedere affianco a Shinji, sapendo che Asuka non avrebbe mai rinunciato al posto davanti.
E invece, prima ancora che Rei potesse fare un passo, era stata Asuka a fondarsi sul sedile posteriore, mettendosi vicino a Shinji che continuava a restare in silenzio.
Misato aveva guardato sorpresa Asuka.
"Embé Misato, cosa guardi? La First è un ospite, no? E all'ospite spetta sempre il posto davanti!" si era giustificata Asuka.
Ora erano tutti e quattro a casa, Asuka e Misato indossavano le loro abituali mise casalinghe, pantaloncini corti e magliette alquanto attillate, ma l'idea di Misato non sembrava aver avuto molto successo, perché Shinji, come se le ragazze non ci fossero, era andato a chiudersi in camera sua, senza uscire neanche per la cena, preparata tramite cibi precotti, visto che Rei non sapeva cucinare, mentre Misato e Asuka ai fornelli… Meglio non rischiare.
Finita la cena, si erano ritrovate senza nulla da fare, il loro obiettivo era consolare Shinji, ma sembrava proprio che per quella sera non sarebbe uscito dalla sua stanza.
Il maggiore provò a chiamare Shinji andando da lui, ma il ragazzo non rispose, stava sdraiato sul letto, girato verso il lato opposto alla porta, e dormiva, o meglio fingeva di dormire.
E certo trascinarlo fuori di li non sarebbe servito.
C'era un'atmosfera molto tesa nell'appartamento, alla fine Misato decise di cominciare a studiare nuove strategie contro altri eventuali attacchi da parte di quei mostri meccanici, ma più che altro era un modo per passare il tempo nella speranza che Shinji uscisse.
Riuscì a resistere fino a mezzanotte, poi, anche per colpa della birra, decise di andare a dormire, ma siccome era troppo tardi per permettere a Rei di tornare a casa da sola, le aveva approntato un futon nella sua camera.
"Spero non ti disturbi il russare" disse la donna a Rei abbozzando un sorriso e dando per scontato che Ayanami avrebbe passato la notte da loro.
E proprio per questo motivo prima era andata un momento a telefonare al servizio di sicurezza della Nerv per dirgli di non preoccuparsi per Rei, avrebbe dormito da lei.
"Non si preoccupi, maggiore" rispose Rei, che guardava la televisione, ma senza interesse, non cambiava neanche canale per cercare qualcosa che l'interessasse.
Sbadigliando Misato diede la buonanotte anche ad Asuka, ancora immersa nella lettura dei suoi fumetti, e che si stava creando una vera e propria cultura.
"Ma non ti annoi a leggere solo fumetti?" le chiese Misato.
"No, è un ottimo esercizio per me che devo ancora imparare tutti i kanji" rispose la ragazza senza distogliere lo sguardo dalle pagine.
Misato si avviò verso la sua stanza, fermandosi un attimo davanti alla porta di Shinji, sembrò tentata di bussare, ma poi lasciò perdere.
Ora erano rimaste solo Asuka e Rei, ma la prima, dopo una decina di minuti, si addormentò pesantemente sulla poltrona.
Rimasta sola, Rei attese alcuni minuti, poi si alzò, guardò Asuka addormentata, disattivò il volume della TV e si fermò come ad ascoltare il silenzio nella casa.
Infine chiuse la televisione, e nonostante fosse calato un buio pesto nella casa, riuscì a trovare la porta d'ingresso senza problemi ed uscì.
Ma prima che la porta si chiudesse alle sue spalle, si voltò in direzione della camera di Ikari, come se attendesse qualcosa, poi andò verso l'ascensore.
Avrebbe anche potuto dormire a casa del maggiore Katsuragi, ma quello non era il silenzio a cui era abituata.
Lei voleva un altro tipo di silenzio, un silenzio dalla durata temporanea che comunque anticipava il silenzio del luogo da lei desiderato.
Il silenzio del Nulla.
In quei momenti la ragazza voleva solo estraniarsi da tutto e da tutti, l'avevano fatta venire in quella casa perché speravano che consolasse Ikari, però lei aveva come sentito che in quel momento il Third Children non poteva essere consolato da alcuno, si era chiuso in se stesso ancora di più, schiacciato dal dolore, dalla tristezza, dalla solitudine…
Sentimenti che anche lei cominciava a conoscere, ma riusciva a far tacere pensando a quel nulla che desiderava cosi tanto.
Inoltre il maggiore non voleva che lei tornasse a casa perché riteneva pericoloso che una ragazza andasse in giro la notte da sola (e il tragitto era anche abbastanza lungo), ma Rei non si preoccupava affatto di correre eventuali rischi.
La considerazione che aveva per la sua vita era talmente scarsa, che anche le battaglie contro gli Angeli le sosteneva non per il bene dell'umanità o per mettersi in mostra, ma solo perché il comandante Ikari le aveva ordinato di distruggere gli Angeli, quelli strani esseri dall'origine divina.
Ma se fosse dipeso solo da lei, non si sarebbe curata del fatto di poter morire in battaglia.
E non si preoccupava neanche della possibilità di provocare dolore, con la sua morte, a coloro che sembravano tenere a lei
"Se anche dovessi morire, ci sarà sempre chi mi sostituirà".
Rei camminava per le strade deserte, giusto ogni tanto qualche gatto la spiava furtivo dai vicoli che affiancavano la strada principale.
Ormai mancava meno di un isolato per il condominio dove abitava, ma proprio mentre passava affianco ad un vicolo, qualcuno uscì dall'ombra e le cadde addosso.
Sulle prime Rei pensò che fosse qualcuno che voleva aggredirla, e non se ne preoccupò più di tanto.
Le venne in mente di scappare, ma giusto perché una sua eventuale morte sarebbe stata un intoppo per il comandante Ikari.
Non ce ne fu bisogno però, perché il presunto aggressore subito stramazzò al suolo con un tonfo sordo, come se non riuscisse a reggersi in piedi.
Rei incuriosita si girò e fissò quella persona, illuminata dalla luce di un lampione: una ragazza più grande di lei, con i capelli lunghi e castani, stava riversa su un fianco e aveva uno strano colorito, con un che di verdastro.
Un po' di bava le colava da un angolo della bocca, e sembrava avere anche il corpo leggermente rattrappito.
Rei si inginocchiò con calma guardando quella ragazza, i cui occhi erano ben vivi, chiedevano aiuto e insieme la esploravano.
Senza dire una parola, passati alcuni minuti, Rei prese per le braccia quella misteriosa ragazza e senza eccessivo sforzo cominciò a trascinarla verso il suo appartamento.

Nella sua base segreta, Cerberus, in piedi e con in mano un bicchiere a calice pieno di vino rosso come sangue, osservava in silenzio il suo sinistro acquario.
D'un tratto entrarono Gog e MaGog.
"Allora, Cerberus, sei alle prese con le tue meditazioni notturne?" domandò con sarcasmo Gog.
"Certamente allenare la mente è un ottimo sport" proseguì con altrettanto sarcasmo MaGog.
"I miei pensieri sono soltanto miei" rispose brusco Cerberus "Piuttosto, come va l'interrogatorio del ragazzo che abbiamo catturato?"
Gog: "I nostri uomini stanno facendo un buon lavoro, gli stanno infliggendo la giusta dose di dolore senza tuttavia arrivare al punto di ucciderlo".
MaGog: "Peccato però che tutto quello che il ragazzo conosce, noi lo sappiamo già".
Insieme: "E' inutile tenerlo. Tanto vale ucciderlo!"
"No" si oppose Cerberus "può esserci ancora utile. Da quello che ho visto grazie alle microtelecamere inserite nei nostri uomini che hanno attaccato Nadia alla stazione, mi sembra di capire che quella ragazza tiene molto ad Akito. Inoltre, sembra che abbia anche estrapolato dalle loro menti l'ubicazione della nostra base, ma per adesso non c'è bisogno di preoccuparsi. Ci vorranno alcuni giorni perché cessi l'effetto del veleno di Forx, fino ad allora Nadia sarà vulnerabile come un neonato".
"Sarebbe una buona occasione per catturarla allora" disse Gog.
"Ora che non può usare i suoi incredibili poteri" continuò MaGog.
"Si, ma non sappiamo dove è finita. Sicuramente è ancora a Neo-Tokyo 3, ma in quale punto lo ignoriamo. L'unica cosa che possiamo fare, per adesso, è sorvegliare la casa di quel Fuyutsuki".
Gog: "Come facciamo a sapere che non è stata catturata dalla Nerv?"
MaGog: "Oppure che non abbia già raggiunto Fuyutsuki?"
"Non può averlo fatto. Perché le nostre spie mi hanno informato che anche la Nerv ha aumentato la sorveglianza intorno all'appartamento del vice-comandante. Questo vuol dire che, dopo aver visionato la battaglia, hanno fatto due più due, e hanno non solo capito che la ragazza catturata da Forx era anche dentro la capsula che Ruger 80 ha cercato di rubare a Tokyo, ma devono anche aver scoperto che stava cercando di contattare proprio Fuyutsuki, vista la sua amicizia con Ogisa".
Gog: "Sguinzagliare i nostri uomini per tutta Neo-Tokyo 3 può essere un pericolo. Metteremmo in allarme la Nerv. E non sarebbe neanche saggio mandare altri mostri meccanici, adesso. Ci sono gli Evangelion e sicuramente interverrebbe di nuovo anche Mazinga Z ".
MaGog: "E non possiamo neanche aspettare che Nadia venga da noi, perché in quel caso si sarebbe completamente ripresa e potrebbe benissimo scoperchiare la montagna che ricopre la nostra base, fra le altre cose".
Cerberus fece un ghigno malvagio: "Mi è venuta un idea, noi faremo si che Nadia venga da noi prima che riacquisti il suo pieno potere!"
"E come pensi di fare?" gli domandarono insieme i due gemelli.
"Eh eh eh eh! E' arrivato il momento di rendere utile ai nostri scopi Akito Sagisu. E come prosegue la costruzione di quei nuovi mostri meccanici attrezzati per distruggere l'AT-Field?"
Gog: "I quattro progetti sono già avviati. Abbiamo visionato attentamente i filmati di tutte le battaglie sostenute finora dagli Evangelion contro gli Angeli, e osservando gli scontri contro il 5° e il 10° Angelo, credo proprio che abbiamo trovato ciò che cercavamo. Fra circa tre giorni saranno pronti".
MaGog: "Mentre per il mostro modello Alpha attendiamo che tu ci comunichi le tue modifiche personali".
"Perfetto! Ora lasciatemi solo!"
Gog e MaGog si guardarono e uscirono dalla stanza.
Rimasto solo, Cerberus si avvolse nel suo mantello: "Prenderò Nadia e contemporaneamente mi libererò di Mazinga Z e degli Evangelion! Stavolta nessuno mi fermerà! Nessuno!".

Shinji si alzò dal letto stiracchiandosi e cominciando a massaggiarsi la schiena.
Si sentiva le ossa a pezzi, probabilmente perché aveva dormito in una posizione alquanto scomoda.
L'altra sera era andato a dormire prestissimo, o almeno, aveva tentato di dormire, ma per una buona oretta non aveva fatto altro che piangere in silenzio, e lo provavano alcune macchie umide sul cuscino, e si era anche sentito prendere da un enorme rabbia, rabbia mescolata al dolore emotivo, un cocktail temibile.
Forte era stata la tentazione di prendere gli oggetti contenuti nella sua stanza e mandarli per aria, mettendosi a gridare.
Ma era riuscito a controllarsi, la patina di assoluta calma e passività con la quale si era rivestito, avevano impedito a tutta quella rabbia di uscire.
Quel guscio, che lui benediva in quanto lo teneva lontano da tutto e da tutti, impedendo che venisse ferito. Però nello stesso tempo lui odiava quel guscio, perché gli uomini non sono fatti per stare soli, però quella protezione, proprio perché lo teneva isolato, era anche fonte di dolore, di amarezza, di solitudine.
Ora la sofferenza procuratagli da suo padre era stata assimilata, non eliminata, andando ad aggiungersi ai già numerosi dolori che permeavano il suo animo.
Però prima, negli spogliatoi, era successa una strana cosa: per la prima volta, il guscio aveva ceduto, anche se solo per pochissimo.
Per la prima volta aveva liberato tutta la rabbia, la frustrazione che aveva accumulato, e, anche se si era trattata di una reazione violenta, si era sentito finalmente… vivo.
Però lui temeva una cosa del genere: se si liberava del guscio, chi l'avrebbe protetto dai dolori dell'anima?
E poi, c'era la possibilità che ogni rottura del muro che aveva alzato intorno al suo cuore, coincidesse con un'altra reazione violenta.
Ma un comportamento cosi feroce, non avrebbe finito col condurlo all'autodistruzione?
Ora che era ormai sicuro che lui neanche come pilota avrebbe mai significato qualcosa per suo padre, cosa lo tratteneva li? Non aveva forse detto una volta che lui pilotava l'Eva solo per sentirsi lodare da Gendo?
Si guardò i cerotti che aveva sulle mani: negli spogliatoi, chissà cosa avrebbe fatto ancora, se non fosse intervenuta la signorina Misato a fermarlo.
Già, la signorina Misato.
Era stata cosi gentile con lui, aveva cercato di aiutarlo, cercando di coinvolgere anche Asuka e Ayanami, e le due non si erano certo tirate indietro.
Ma lui come aveva ricompensato i loro tentativi?
Non degnandole neanche di uno sguardo, rinchiudendosi nella sua stanza, fuggendo nuovamente.
"Bah, ormai è inutile pensarci. Ciò che è fatto, è fatto!" sbottò mentalmente, consapevole di sbagliare e incapace di rimediare a ciò.
Guardò l'orologio sul suo comodino: erano solo le 4 e mezza del mattino.
Era decisamente andato a letto troppo presto.
"E adesso che faccio? Sonno non ne ho più, ed è troppo presto per fare qualsiasi cosa. La signorina Misato, Ayanami e Asuka ormai saranno addormentate da un pezzo. Mah, forse riuscirò a rilassarmi guardando un po' di televisione".
Uscì dalla sua stanza e camminò a tentoni lungo la parete del corridoio, cercando di ricordare dove fosse l'interruttore della luce.
Dopo alcuni tentativi di tastare il muro risultati vani (e dopo essere anche andato a sbattere con la gamba contro uno sgabello), finalmente raggiunse il soggiorno, trovò l'interruttore e lo premette.
Ma non appena la luce si accese, sentì dei mugugni come di fastidio dietro di lui, si voltò e vide Asuka che dormiva sprofondata su una poltrona, e si agitava leggermente disturbata dalla luce.
"Ops!" esclamò Shinji, che prontamente spense la luce.
"Accidenti! Asuka che dorme nel soggiorno? E come può essere? Lei di solito vuole dormire su letti veri e propri, è già tanto se accetta i futon, ma una poltrona proprio no".
Poi a Shinji venne il sospetto che la ragazza fosse rimasta li fino all'ultimo nella speranza che lui si facesse vedere, e questo pensiero lo intristì ancora di più, facendogli maledire maggiormente il suo guscio, che nel tenere lontani tutti, distanziava anche coloro che volevano aiutarlo.
"Se sei rimasta li fino a tardi per me, devo cercare almeno in parte di ringraziarti".
Per potersi muovere al buio senza disturbare il sonno della ragazza, Shinji accese la luce in cucina, illuminando cosi leggermente parte del corridoio e del soggiorno, e andò nella sua camera, tirando fuori da un cassetto una coperta e un cuscino.
"Almeno cosi starà più comoda" pensava tornando nel soggiorno.
Sapeva che la cosa migliore sarebbe stata in realtà portare Asuka nella sua stanza, dalla quale lo aveva sfrattato non appena venne ad abitare con loro. Ma per fare questo avrebbe dovuto prenderla in braccio e quindi lo trattenne il timore che Asuka, svegliandosi all'improvviso e ritrovandosi tra le braccia di lui in corridoio, lo aggredisse dicendogli cose tipo: "Aaaahhhhh! Maniaco! Pervertito! Volevi portarmi nella tua camera per approfittare di me mentre dormivo, vero? Prendi questo, e quest'altro!"
Sorridendo nervosamente, si avvicinò a lei sulla poltrona e le mise la coperta sopra.
Poi, per farla stare ancora meglio, decise di stenderle anche le gambe mettendole sopra una sedia.
Nel toccare le gambe nude della ragazza, si sentì percorso come da un brivido.
Asuka aveva una pelle incredibilmente liscia e morbida, e quasi come se fosse un qualcosa di puro che temeva di contaminare col suo tocco, Shinji ritrasse le mani.
"Ma che sto facendo? Mi imbarazzo solo perché ho toccato la gamba di una ragazza? So di essere solo un bambino, ma qui sto sfiorando il ridicolo".
Con calma le sollevò una alla volta le gambe prendendole per le caviglie e le posizionò sopra la sedia.
Poi, con grandissima delicatezza, le spostò la testa mettendole dietro un cuscino e poi rimettendole il capo nella posizione originaria.
Si fermò a scrutare quel viso addormentato, quei lineamenti cosi belli e perfetti.
"Quando Asuka dorme, è davvero bellissima. Certo, nessuno immaginerebbe che dietro tanta bellezza si nasconde un terribile caratteraccio, ma a me Asuka piace sia cosi che da sveglia. È davvero una ragazza unica. Ehi, ho detto che mi piace? Che strano, mai usata prima questa parola per una ragazza. Ne ho viste tante carine, ma nessuna è mai riuscita a farmi anche solo pensare: 'Mi piace'. Però è certo che Asuka mi fa uno strano effetto, anche quella sera, quando piombò nel mio letto, io tentai di baciarla. Non avevo mai tentato di baciare una ragazza prima di allora, e neanche adesso so cosa mi spinse a farlo. O meglio, penso di saperlo. Solo che per me è una cosa cosi… insolita".
Shinji cominciò ad alzarsi, ed ecco che senza preavviso Asuka alzò le braccia, e avvinghiandole intorno al collo del ragazzo, si portò la testa di Shinji al petto.
Shinji, soffocando un grido di stupore, divenne rosso a tal punto da far sembrare che fosse quello il suo colorito naturale, mentre Asuka faceva muovere le braccia sul collo e sulla schiena del ragazzo.
Shinji si sforzò di guardare in faccia Asuka: la ragazza aveva ancora gli occhi chiusi, stava dormendo, però nel sonno sorrideva felicemente.
"Oh cavolo, mi sa che sta sognando il signor Kaji! Ma se si sveglia adesso, e mi trova in questa posizione, è sicuro che stavolta mi fa volare fuori dalla finestra! Devo svincolarmi".
Con la massima attenzione, Shinji cercò di spostare le braccia di Asuka, ci riuscì e corse come un lampo nella sua camere, dimenticandosi anche la luce in cucina accesa.
Il giovane Ikari si mise seduto sul letto a gambe incrociate, aveva il respiro affannoso come se avesse corso per chissà quanto tempo, mentre la sua faccia riprendeva un colore normale.
Però si sentì qualcosa di duro in mezzo alle gambe, e allora per la seconda volta soffocò un grido: "Si… si è dilatato un'altra volta! Che vergogna!"
Intanto nel soggiorno, Asuka, dopo essersi calmata, mormorava: "… Shinji…"

[CONTINUA AL CAPITOLO 5]