Collana: Mangazine
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Formato: spillato / brossurato - dimensioni cm x cm
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MANGAZINE E I KAPPA BOYS
30 ANNI FA ARRIVAVANO I MANGA IN ITALIA
Era il 1989 quando quattro appassionati di manga e anime si chiesero "Ma ci saranno almeno cinquecento persone in Italia interessate al fumetto e all'animazione giapponese?".
Oggi potrà sembrare una domanda assurda, ma fino a trent'anni fa pochissimi si dichiaravano pubblicamente appassionati di fumetti e cartoni animati in genere, e quei pochi che lo facevano negavano pubblicamente qualsiasi interesse per le produzioni nipponiche, che all'epoca erano note solo per le serie tv, e osteggiate da chiunque.
Fu proprio allora che i quattro ventenni che in futuro divennero noti col nome di gruppo "Kappa boys" (Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi) decisero di tentare il tutto per tutto per verificare – in un'era ancora priva di internet – di pubblicare una fanzine cartacea, come si faceva allora, e verificare se ci fosse davvero qualcuno con la loro stessa passione in Italia: diedero così vita a MANGAZINE, che raccoglieva articoli e informazioni su anime e manga per tutti coloro che non sapevano a chi rivolgersi; la stamparono in appena cinquecento copie e la diffusero in tutta Italia con l'aiuto delle prime fumetterie dell'epoca, fra cui Alessandro Distribuzioni e La Borsa del Fumetto.
Si scoprì che, sì, almeno cinquecento appassionati c'erano. E non solo.
Il primo numero di MANGAZINE, che guardacaso aveva in copertina (destino?) proprio LUPIN III, andò esaurito in pochi giorni, costringendo Hobby Fumetto a una immediata ristampa. Una fanzine che all'epoca poteva contare su ben cinquemila lettori (oggi molti manga non arrivano a vendere nemmeno la metà di questa cifra) dette il via all'interesse 'ufficiale' per il fumetto e l'animazione giapponese. Il pubblico venne finalmente allo scoperto, smettendo di vergognarsi (chi guardava i cartoni animati giapponesi in tv veniva preso in giro!) e dichiarando pubblicamente la propria passione.
Bastarono cinque numeri nell'arco di un paio d'anni a catturare finalmente anche l'interesse delle case editrici vere e proprie, che fino a quel momento avevano sempre escluso la possibilità di pubblicare "quegli inguardabili fumettacci giapponesi". Anche di quelle case editrici che in seguito (e alcune di esse tutt'ora) oggi li pubblicano.
L'incontro dei Kappa boys con Granata Press generò il primo panorama editoriale italiano di manga, cominciando dalla rivista "ZERO" (che conteneva "Ken il guerriero", "Xenon" e "Baoh"), continuando con la versione da edicola di "Mangazine" (che oltre a continuare a pubblicare reportage e informazioni, conteneva "Lamù", "Mai la ragazza psichica" e "Ninja Kamui"), fino ai primi volumetti monografici con le avventure degli eroi del panorama nipponico.
Era iniziata l'era del fumetto giapponese in Italia, e per tutti gli anni Novanta visse un decennio glorioso, che rivitalizzò tutto l'ambiente del fumetto (incluso quello italiano) portando nuova linfa e soprattutto nuovi lettori in edicola e in libreria.
Sono stati trent'anni bellissimi, e siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto.
Essere pionieri è molto faticoso, ma quando ti guardi indietro e vedi che lungo la strada che hai battuto ora cammina tanta gente, è davvero una soddisfazione.
Qualcuno di quelli che ci ha aiutato a compiere questa missione non c'è più (e il pensiero torna ovviamente anche al nostro caro Monkey Punch), ma è anche grazie a loro che le successive generazioni hanno potuto ottenere un ulteriore tassello del mosaico del fumetto internazionale che fino ad allora era stato negato a tutti per via di sciocchi pregiudizi.
Ma chi ci ha aiutato davvero a compiere la missione in maniera definitiva è – ovviamente – chi ci ha sostenuto in qualità di lettore. Senza di voi, cari amici, i manga e gli anime non sarebbero arrivati dove sono oggi.
Grazie di cuore per questi trent'anni incredibili.
I vostri "Kappa boys"
(o anche solo "Kappa", vista l'età)