Episodio 40. La fine di Zambazir

Guidati da Vultus 5 gli schiavi si dirigono verso il Castello Dorato, capitale del regno dei nobili boazani, ormai in fuga di fronte alla massa di rivoltosi.


La nobiltà si dispera ma Zanbazir non intende cedere all'invasore. La potenza di Vultus però non ha rivali.

Sirius, diretto verso la capitale, viene nuovamente fermato da Kazarine che, in lacrime, cerca di farlo desistere confessandogli il suo amore ma il patriottismo del principe è più forte dei suoi sentimenti e non intende recedere dai suoi propositi.

Vultus 5 e l'esercito di schiavi intanto sono penetrati nelle mura del castello e la nobiltà comincia ad arrendersi: Zanbazir è in preda al terrore e non sa più che fare.

Sirius, entrato in città, incontra dei nobili in fuga e, disprezzando la loro codardia, intende giustiziarli per tradimento. Uno di loro, nascosto in un anfratto e armato di fucile, intende sbarazzarsi dell'impiccio del borioso principe. Kazarine, a bordo del suo cocchio, giunge sulla scena e per salvare l'amato si getta col suo corpo sulla linea di fuoco, prendendo in pieno il colpo destinato al nobile boazano.

Non c'è più nulla da fare per Kazarine, che muore felice fra le braccia del suo amato, il quale non può nascondere i suoi veri sentimeni.
Giurando vendetta per la morte della donna, Sirius promette di non morire prima di aver sconfitto Vultus 5.

Nel frattempo i tre fratelli Go possono riabbracciare il loro padre ma non c'è tempo per i sentimentalismi, il nemico non è ancora stato debellato.

Sirius, nel frattempo, si appella a Goden, supremo dio di Boazan. Una antica leggenda di Boazan dice che se un uomo amasse il suo paese più di ogni cosa si dovrebbe gettare nelle fiamme alte nelle mani della statua di Goden e il dio guardiano lo tirerebbe fuori dal suoi problemi.

Il principe decide di sacrificarsi per la sua patria e nel ricordo supremo di un amore mai vissuto: gridando il nome dell'amata a cui dedica l'ultimo pensiero, Sirius si getta nelle verdi fiamme del titano di pietra ma invece che trovare la morte il nobile scopre che la statua in realtà è un gigantesco robot meccanico, in grado di eseguire gli ordini del coraggioso pilota che ha avuto fede.

Comparso il città, il dio Goden fa scattare il panico e Vultus deve entrare in azione.

I due combattenti si scontrano all'arma bianca, menando fendenti con le loro affilate spade e senza esclusione di colpi.
La battaglia è un mulinare di lame ma Vultus riesce a cogliere una pecca nell'attacco di Godel e la spada affonda nell'addome della gigantesca statua boazana.

Michel scende dal suo mezzo, convinto della fine della battaglia, ma una imperiosa figura si staglia fra un muro di fiamme: Sirius è ancora vivo e non intende cedere.

Inizia così un nuovo duello di spade tra i due protagonisti del conflitto che proseguono la battaglia appena conclusa. L'impeto della battaglia è così forte che le due lame giungono a spezzarsi, costringendo i due al corpo a corpo.

Michel intende cessare il conflitto perchè ormai la guerra è finita ma Sirius è testardo fino all'inverosimile e come ultima risorsa estrae un corto pugnale, da sempre legato alla sua cintura. Kentarus, giunto sul posto assieme ai due figli e a Barion, assiste alla scena e rimane pietrificato alla vista dell'arma.

Stupefatto, chiede a Sirius spiegazioni sull'origine del pugnale perchè quell'oggetto gli apparteneva e lo aveva donato ad una donna che aveva amato profondamente, la principessa Zeltrud. Sirius lo smentisce, poichè esso costituisce l'unico ricordo lasciatogli dalla madre, morta di parto. Kentarus non può che constatare l'ironia del destino: Sirius è il figlio che Zeltrud aveva dato alla luce prima di morire e Michel, Ivan e Carl sono suoi fratelli.

Il boazano si rifiuta di credere ma Kentarus impone a Sirius di controllare sull'elsa, dove troverà un paio di colombe bianche incise da lui stesso. Il boazano, reticente, apre il suo pugno e constata che è la verità e la sua impenetrabile corazza d'odio crolla in un momento, e non può che piangere e disperarsi per questa guerra inutile combattuta contro i suoi consanguinei.


All'improvviso ecco comparire il malvagio Zanbazir, ingioiellato e colmo di tesori, ormai impazzito per la situazione. Sirius, disgustato per aver combattuto per un simile vile, lo pugnala senza pietà ma l'imperatore impugnava una granata che gli esplode sui piedi, minacciando i terrestri.

Sirius, senza nemmeno rendersene conto, si getta su Michel, salvandogli la vita e proteggendolo col suo corpo. L'esplosione però crea un cedimento strutturale del terreno e i due, appena avvicinati, vengono separati da un crepaccio infuocato.

Michel grida a gran voce affinchè il fratello si salvi, accompagnato dal padre e dagli altri ma Sirius, con gli occhi colmi di lacrime, rimane oltre la barriera, svanendo in un muro di fiamme.

La guerra è così terminata e per Boazan inizia un nuovo periodo di prosperità. Arriva anche il momento della separazione: Kentarus, assuntosi il dovere di rendere Bozan bello come la Terra. I tre fratelli, sicuri della scelta del padre e della possibilità di rivedersi grazie ai potenti mezzi di cui ora dispongono.


" Ragazzi, amate vostro padre, vostra madre, amate i vostri fratelli e le vostre sorelle. Se gli esseri umani saranno capaci di amarsi l'un l'altro, e in più di amare gli animali, le piante, le montagne e i mari della Terra, il vostro pianeta vivrà in pace per l'eternità..." "